La canapa alimentare italiana vuole crescere senza andare al mercato

Varietà e tecniche di coltivazione sono cambiate per soddisfare la grande domanda e le necessità dell’industria. Le persone di oltre 40 anni ricordano sapori di frutta e verdura che oggi non esistono più. Le generazioni successive sono state costrette ad accettare altri gusti e minori contenuti nutritivi. In campagna e nelle province italiane è ancora possibile comprare buoni prodotti della terra ma nelle grandi città questi sono rari e molto costosi.

I giovani si adattano quindi a sapori e valori nutrizionali impoveriti rispetto alle vere potenzialità dei vegetali, o di carni, pesci e formaggi. Le scelte di consumo sono dettate dal marketing di produttori e distributori alimentari, che propongono infinite varianti delle cucine tradizionali di tutto il mondo dove la qualità della materia prima passa in secondo piano. Questo vale in parte anche per i prodotti bio e salutistici: negli ultimi anni sono nate le catene di supermercati biologici, forse con buoni prodotti ma con frutta e verdura che non possono soddisfare chi è nato prima degli anni ottanta, e nemmeno i giovani più svegli.

Nei prossimi anni la maggior parte dei consumatori avrà perso o non avrà mai avuto la capacità di distinguere i prodotti della terra buoni da quelli mediocri. Sarà quindi semplice vendere prodotti economici dove l’investimento è andato in marketing e riduzione dei costi piuttosto che in qualità. Questo vale anche in Italia dove la cultura alimentare è più evoluta e diffusa. In Nord Europa e America il 95 percento della popolazione non mangia un pomodoro buono già da molti decenni.

Nei supermercati biologici la canapa occupa negli scaffali uno spazio minuscolo a fianco di mille altri superfood. Molti operatori della canapa alimentare italiana, resi sicuri dalla qualità della propria merce e dalla scarsità di produzione, non sembrano molto attenti all’immagine dell’azienda, del suo sito web, dell’etichetta e del pacchetto sullo scaffale. Purtroppo l’espansione di questa industria non è sostenibile solo con la qualità di prodotto, anche nel mercato italiano dal palato fino. All’estero sarà ancor più difficile affermare un Made in Italy della canapa senza avere marchi forti, etichette chiare, presentazioni di aziende e prodotti realizzate in modo accattivante e informativo.

Oggi la responsabilità della comunicazione di marketing per la canapa alimentare è lasciata quasi unicamente al negozio o al sito e-commerce del rivenditore finale. Guardando il panorama internet delle filiere italiane, l’immagine che arriva agli occhi dei mercati è poco attraente e non risponde alle aspettative del mondo verso l’agroalimentare italiano.

Speriamo che distributori e consumatori internazionali sappiano già che i nostri prodotti in canapa sono invece i migliori al mondo.

Stefano Mariani – Can Brand It